Un profeta sempre in anticipo sul suo tempo
Sergios, monaco eremita ortodosso
Cristo ha detto, parlando di un tipo particolare di persone che lo seguono: “Nemo propheta in patria”. L’archimandrita Zinon Teodor si è dimostrato proprio una di queste persone: un uomo non facile da comprendere, ma senza dubbio geniale, dallo sguardo profetico; sempre orientato al futuro e poco distratto dalle vicissitudini del presente. Essendo cresciuto in seno alla cultura della Chiesa ortodossa russa, fu naturale per lui diventarne un suo membro in un momento in cui essa era aperta al mondo e risorgeva “dalle rovine”. Il talento artistico e la nobiltà d’animo di Zinon, espressa con modestia, prendevano man mano forma grazie alla sua attività di pittore di icone.
La formazione di Zinon come pittore di icone, monaco e sacerdote è avvenuta, in periodi differenti, in luoghi come il Monastero della Trinità di San Sergio, il Monastero Danilov e il Monastero Pskovo-Pecherskij, dove si è pienamente rivelato il suo talento di iconografo. Nutrendo un sincero amore per la tradizione antica, impiantò in quest’ultima sede monastica un laboratorio dall’atmosfera autentica, nel quale si dipingevano icone solo alla luce del giorno. Gli artisti cercavano di trovare tutti i materiali per il loro lavoro nei doni della natura e nel tempo libero questo luogo si trasformava in un simposio ove si svolgevano profonde discussioni teologiche anche su argomenti piuttosto problematici quali quello del richiamo evangelico all’unità della Chiesa, uno dei più sentiti dalla mente indagatrice di padre Zinon. Fu proprio da quel laboratorio che uscirono tanti meravigliosi pittori di icone e teologi, che oggi si confrontano con le grandi sfide del presente, offrono risposte credibili alle domande più difficili della vita contemporanea, e affrescano gli spazi di tante chiese con autentici capolavori di “teologia in pittura”. Certo, come afferma padre Zinon: «Si può discutere all’infinito sulle specifiche concettualizzazioni e manifestazioni del bello, ma nei secoli dei secoli la bellezza del mondo superiore, celeste, espressa nelle diverse culture dei popoli cristiani, è e sarà la più alta incarnazione di questi concetti».
In questo periodo, padre Zinon, impegnato in profonde riflessioni sulla tragedia dello scisma cristiano, iniziò a cercare una risposta alla domanda: «Cosa occorre per sanare l’antica e sanguinante ferita sul Corpo di Cristo, sul corpo della Sua Chiesa Universale?». E nel corso di questa riflessione, si è reso conto che non esistono vere barriere che impediscano ai due universi ecclesiali, quello occidentale e quello orientale, di riunirsi, ma anche che le divisioni secolari, ancor oggi presenti, siano frutto esclusivamente dell’ambizione personale derivante dal desiderio degli individui di avere potere sugli altri e di manipolarli anche grazie alla paura metafisica. Superare questa separazione è invece possibile solo rifiutando le pretese, con l’amore reciproco, e con la ricerca di quegli aspetti che uniscono questi due mondi, che dovrebbero riconquistare l’unità fondamentale.
Durante questi anni, l’influenza dell’arte romanica è chiaramente percepibile nelle sue opere. Si è immerso nell’eclettismo paleocristiano di forme semplici e allo stesso tempo aggraziate, caratteristiche del suo minimalismo. Questo minimalismo è senz’altro il segno distintivo del suo lavoro. Vale la pena sottolineare un episodio di questo periodo della sua vita, quando padre Zinon si è avvicinato al noto movimento cattolico “Russia Cristiana”, e al suo fondatore, padre Romano Scalfi (1923-2016). Con lui celebrò una liturgia congiunta nell’antico Monastero Mirozhskij di Pskov, ma ciò causò una reazione negativa da parte delle autorità ecclesiastiche. Per tale ragione padre Zinon venne espulso dal Monastero Pskovo-Pecherskij e bandito dal sacerdozio.
Dopo un lungo allontanamento, nel 1996 raggiunse il villaggio di Gverston (al confine tra la regione di Pskov e l’Estonia), dove, insieme a una piccola comunità, iniziava a progettare e a costruire una piccola chiesa. Anche questo edificio non ha lasciato indifferenti i critici: è stato rimproverato per l’assenza di forme e caratteristiche tradizionali russe. Questo edificio di culto è stato costruito in pietra di Pskov sulla base delle basiliche del primo romanico, con un tetto a capanna, e una bassa iconostasi con solo due icone realizzate usando l’antica tecnica dell’encausto. La ruvida trama della pietra non intonacata e la sobrietà ascetica della decorazione di questa chiesa esprimono lo spirito della comunità che viveva a Gverston e che qui svolgeva i suoi riti liturgici senza sacerdote.
Nel 2001, il patriarca Alessio II, ha rimosso tutti i divieti che gravavano su padre Zinon restituendogli il diritto di officiare. Questo periodo si è rivelato molto fruttuoso per lui in termini di sviluppo personale, anche come insegnante. Ha visitato i Paesi europei, tra cui l’Italia, tenendo conferenze e laboratori pratici. Nello stesso periodo, ha diretto grandi progetti per la pittura di edifici sacri, sia in Russia sia in Europa. Successivamente, tornato stabilmente in Russia, ha costruito un luogo di eremitaggio per la pratica ascetica dell’esicasmo nella regione di Kaluga, in una zona davvero molto sperduta e isolata. La materializzazione di questo nuovo luogo dell’infinito merita una storia a parte, anche perché lo possiamo considerare una sorta di sublimazione della maturità di padre Zinon come architetto, come liturgista e come pittore di icone. Per molti aspetti è davvero un piccolo frammento d’Italia nel cuore della Russia! Oltre alla chiesa principale, costruita in stile romanico, spoglia sia all’esterno che all’interno, vi sono altri locali, tra i quali il suo laboratorio, dove ogni dettaglio parla della raffinatezza e del nobile riserbo della sua anima. Ecco gli scaffali dei libri, sui quali un occhio curioso nota il ritratto di Papa Francesco, e fresche icone dipinte in stile occidentale. Questo non vuol dire che si tratti di una mera imitazione, bensì di un’eredità e di una memoria viva di diversi secoli di cultura cristiana, rielaborata e adattata molto armoniosamente. E sopra tutto questo dominano la sobrietà, il minimalismo e la modestia, come prova del buon gusto, che è così gravemente carente nell’uomo di oggi.
«La crisi dell’estetica a cui stiamo assistendo nella Chiesa – afferma padre Zinon -, è una crisi dell’estetica in generale. L’invasione e il dominio di immagini pubblicitarie, immagini appariscenti (apparentemente di altissima qualità, ma con colori completamente innaturali) ha paralizzato il gusto e la percezione delle sfumature e tonalità da parte delle persone». Il suo sguardo è davvero profetico. Tuttavia, come ogni profeta, non viene ascoltato dalla maggioranza. Molte delle sue scoperte e delle innovazioni da lui introdotte vengono di solito inizialmente sottoposte a critiche molto dure, come se fossero grida scomposte provenienti da una folla di persone non in grado di sostenere una tale rivelazione, ma poi vengono sorprendentemente accolte e rielaborate da altri pittori di icone. A questo proposito, il fenomeno di padre Zinon è un fenomeno ancora tutto da comprendere!