Fin dalla sua nascita la chiesa luterana ha promosso la musica, dando spazio a uno sviluppo che ha condotto fino a J. S. Bach e che ancora oggi viene curato con particolare attenzione. Così le chiese luterane in Germania dispongono generalmente di un musicista di Chiesa, una figura professionale che ha seguito un particolare percorso di studio. Una delle ragioni non trascurabili per questa fioritura sta nella persona del riformatore Martin Lutero, il quale con il suo amore personale per la musica e con la sua teologia ha posto le basi per gli sviluppi futuri. Per questo motivo il presente saggio intende esaminare il contributo di Lutero ed in particolare il suo pensiero teologico sulla musica1.
Che la musica potesse avere un ruolo importante nel protestantesimo non era ovvio. Come tutte le arti era sospettata di distogliere dal vero culto e non tutti i riformatori tolleravano le arti all’interno del culto. Ad esempio, già nel 1522 Lutero tornò a Wittenberg dal suo esilio sulla Wartburg per fermare il collega Carlostadio ed altri in procinto di eliminare quadri e statue dalle chiese. Lutero, al contrario, riteneva che anche le immagini potessero essere utili a servizio della Parola. Tuttavia, mentre nella nascente chiesa luterana le arti figurative erano solo marginali, la musica veniva promossa attivamente e rivestiva un ruolo importante nello svolgimento della liturgia, nella proclamazione dell’Evangelo, nel catechismo e nell’educazione. Infatti nella Germania protestante tra tutte le arti è sicuramente la musica quella che si è meglio sviluppata.
Qualche dato biografico
Siccome le proprie preferenze, e questo riguarda anche la teologia, sono in stretto rapporto con il proprio vissuto, partiamo da qualche dato biografico. Già durante la sua formazione scolastica a Magdeburg ed Eisenach, Lutero cantava in coro e partecipava come corista alle funzione religiose, in parte anche guadagnandosi il pane con il canto, come facevano molti studenti in quell’epoca.
Successivamente anche nella vita da monaco il canto era naturalmente una pratica frequente. E ancora dopo, uscito dal monastero, usava spesso cantare con la famiglia allargata – allargata in quanto aveva praticamente sempre ospiti tra studenti, colleghi e visitatori. Il Riformatore aveva una voce da tenore, mentre il suo collega Melantone cantava la voce del basso. Inoltre Lutero suonava il flauto traverso e soprattutto il liuto, uno degli strumenti più diffusi all’epoca. Ci sono varie testimonianze che lodano la pratica musicale di Lutero, ma naturalmente occorre leggere queste lodi con cautela, in quanto il Riformatore era molto famoso e non è insolito che persone famose vengano celebrate quali geni nel fare cose normali.
Lutero come compositore
Ad ogni modo rimane il fatto che Lutero è stato capace di scrivere circa 37 inni2. Di alcuni, probabilmente 14, Lutero ha scritto sia il testo sia la musica, di altri solo il testo su melodie preesistenti, altri sono traduzioni o adattamenti. Il primo inno (Ein neues Lied wir heben an) è stato scritto spontaneamente in seguito alla notizia dei primi due martiri bruciati a Bruxelles il 1 luglio 1523. In quel momento Lutero aveva quasi 40 anni. Poco dopo segue Nun freut euch, lieben Cristen gmein, un inno che porta un carattere autobiografico. Una volta iniziato con gli inni, Lutero decide di mettere in musica i salmi.
A questo proposito occorre ricordare che i salmi sono molto amati da Lutero, tanto che a quel tempo li aveva trattati in corsi universitari già due volte (1513-15, 1519-21 e più tardi ancora nel 1532-35)3 e, quello dei Salmi, è stato il primo libro dell’Antico Testamento pubblicato da lui in tedesco. Nella seconda edizione del 1528 scrive:
Lutero era convinto che re Davide, che i salmi indicavano spesso come autore, accompagnasse i suoi salmi con l’arpa, motivo per cui era giusto cantarli. Si capisce quindi perché Lutero avesse avuto l’idea di mettere i Salmi in musica. Il proposito di Lutero di comporre Salmi tedeschi è ben documentato da una lettera a Spalatin datata a fine 1523 o inizio 15245 dove scrive:
Per questo cerca poeti e prega anche Spalatin di elaborare un salmo, evitando parole difficili e poco conosciute. Nella lettera, inoltre, Lutero ammette anche che gli manca la gratia, cioè l’abilità, di fare ciò che vorrebbe.
Importante per il successo degli inni è anche il fatto che Lutero non è legato alla lettera alla parola biblica, ma piuttosto al suo contenuto, e questo è il principio fondamentale che lo guida fin dalla prima traduzione dei testi biblici. Ciò gli ha permesso di riproporre i salmi e in generale il messaggio evangelico con parole orecchiabili, di metterli in rima e di affinare la comunicazione.
Il primo progetto musicale di Lutero è dunque quello di creare canti di salmi per il popolo. Egli può quindi essere considerato il padre di questa nuova categoria di canto.
C’è però anche un’altra motivazione per occuparsi della musica. Nel 1523 il riformatore radicale Thomas Müntzer pubblicò una raccolta di inni ecclesiali tedeschi. Se Lutero non voleva lasciare il campo alla concorrenza, avrebbe dovuto creare lui stesso materiale liturgico e corali in lingua tedesca.
Infatti già nel 1524 vengono edite le prime raccolte di inni, tra cui il Waltersches Gesangbuch o Wittenberger Chorgesangbuch con 36 canti, di cui 24 di Lutero. L’opera si chiama Waltersches Gesangbuch, perché gli inni sono stati messi a 3, 4 o 5 voci da Johann Walter, il musicista di fiducia del Riformatore. Sul fatto che gli inni siano stati scritti a più voci, Lutero scrive nella premessa:
Che la musica e l’apprendimento dei salmi dovrebbe procurare piacere è sicuramente un motivo importante per cui la musica nel luteranesimo si è sviluppata così bene. D’altronde per Lutero ciò era logico, visto che l’Evangelo è un messaggio gioioso che rende gioioso il credente e lo spinge di parlarne e cantarne (“singen und sagen” è la formula più volte usata, ad es. nell’inno Vom Himmel hoch). Cantare con gioia la lode di Dio è, quindi, la reazione più naturale all’annuncio dell’Evangelo. Anzi, se uno non canta con gioia è probabilmente ancora sotto la legge.
Scrive Lutero nella prefazione al Babstche Gesangbuch del 1545:
Il primo vero Gesangbuch / Innario per la Comunità a Wittenberg risale al 1529: è lo stesso anno in cui Lutero pubblica anche il piccolo e il grande Catechismo. Le opere sono da vedere insieme, perché fanno parte della stessa intenzione, cioè di creare il materiale per la chiesa che dopo la rottura con Roma agli inizi degli anni Venti si doveva organizzare con una dottrina rinnovata, una liturgia rinnovata e con canti in lingua tedesca.8
Come abbiamo visto la composizione di inni da parte di Lutero era modesta, comparata ad es. ai fratelli Wesley, fondatori del movimento metodista, a cui sono attribuiti più di 1000 canti, e soprattutto era un lavoro che rispondeva a una necessità urgente. Lutero aveva una grande capacità di trovare le parole giuste ed aveva anche una certa sensibilità musicale. Non si illudeva però di essere un grande compositore, ma cercava aiuto dai musicisti e colleghi. La sua attività da compositore era più che altro dettata dalle circostanze. Ad ogni modo, qualche inno è riuscito bene e viene cantato ancora oggi.
Musica speculativa
Se torniamo ancora alla biografia possiamo ricordare che Lutero ha studiato musica anche all’università in quanto la musica faceva parte delle sette artes liberales, suddivise nel Trivio (Grammatica, dialettica e retorica) chiamato anche le artes bene dicendi e nel Quadrivio (aritmetica, geometria, musica e astronomia). Le arti liberali erano viste con maggiore prestigio rispetto alle artes mechanicae, alle quali appartenevano le arti visive come disegno, pittura, scultura, e architettura. Anche per questo, ma non soltanto per questo, era naturale che Lutero stimasse la musica più delle altre arti. Studiare musica non significava però, come si intende oggi, studiare uno strumento, bensì studiare la teoria della musica, cioè la musica speculativa, una sorta di pensiero filosofico e teologico.
D’altronde al tempo di Lutero la suddivisione classica era già in fase di modifica per cui ad Erfurt la musica non veniva più insegnata come materia propria, ma era inserita nell’insegnamento della matematica. A noi oggi potrebbe sembrare strano, ma allora ci si interessava molto per gli intervalli e le loro proporzioni matematiche.9 Ciò viene trattato già da Pitagora, poi da Platone nel Timaios, ripreso da Agostino nel suo scritto De musica10 e di molti altri. Cifra e armonia sono una via verso la verità. La musica è una sorta di ragionamento e indica, oltre a sé, la sua essenza eterna. Di fronte a questa percezione intellettiva la percezione sensuale della musica è inferiore già perché è transitoria.
Veramente Lutero si è soffermato poco sulla musica speculativa, gli interessava più l’effetto sugli affetti e l’uso pratico per il culto, per l’edificazione spirituale, ma anche per l’educazione. Tuttavia, l’idea di fondo che nella musica si possa in qualche modo riconoscere Dio, è un pensiero che anche Lutero condivide.
Lutero condivide anche l’idea di un’eterna liturgia celeste, idea che è fortemente sviluppata nella Chiesa ortodossa, ma che certamente era diffusa anche nell’occidente e che trova fondamento biblico ad es. nel salmo 103. Cantando, gli esseri umani si inseriscono nel coro degli angeli e nella lode di tutto il creato. Questo vale per il singolo canto o inno, ma soprattutto per il culto nel suo insieme.
Questo concetto si esprime ancora oggi nella seguente preghiera d’introduzione alla Santa Cena in cui il/la celebrante prega:
Fondamentale per la concezione della musica di Lutero è che essa viene vista come dono da Dio. Essa esprime un ordine istituito da Dio, che è qualcosa più grande in cui l’uomo si inserisce. Questa concezione la troviamo ancora in J. S. Bach. Più tardi, invece, la musica perderà il suo ancoraggio metafisico e diventerà espressione del sentire umano.
Encomion musices
L’unica volta che Lutero presenta un approccio sistematico alla musica è nella prefazione11 a una raccolta di inni di Georg Rhau “Symphoniae iucundae”, prefazione conosciuta sotto il titolo Encomion musices, cioè elogio della musica.
Lutero inizia con qualche concetto di musica speculativa: la musica è presente dall’inizio del mondo, concreata insieme a tutte le creature. Non esiste niente, animato o inanimato, che non abbia un suono o un numero sonoro. Per le cose inanimate prende come esempio estremo l’aria e per gli animali gli uccelli. Quindi tutta la creazione esprime un’armonia musicale creata da Dio ed in tutto questo Dio si fa conoscere. Tutto sommato sono concetti che, come abbiamo già visto, corrispondono a concetti antichi e medievali.
Poi Lutero parla della voce umana, tanto ricca di suoni che è una meraviglia.
In seguito, si sofferma sugli effetti della musica: dopo la parola di Dio niente è da lodare tanto quanto la musica in quanto domina e governa gli affetti umani. Successivamente fa un elenco di questi effetti. Si nota che gli effetti sull’anima umana sono tutti positivi: la musica calma ed è efficace contro la disperazione, l’odio, e la superbia. Toglie i vizi e promuove le virtù. È efficace contro Satana e i demoni. Lo Spirito Santo stesso usa la musica come organo/strumento per i propri scopi. Questo passo è importante, perché per Lutero non solo il canto di musica sacra, ma anche la musica strumentale può avere un ruolo spirituale.
Nel quarto punto conclude: perciò non invano i Padri e i Profeti hanno voluto congiungere la Parola di Dio e la musica. Inni e Salmi muovono il cuore sia con le parole sia con la musica. Gli animali e gli strumenti musicali comunicano solo con il suono, ma agli uomini soltanto è stata data la voce con il linguaggio, affinché possano lodare Dio insieme con la parola e la musica.
Alla fine Lutero loda ancora la musica artificiale, cioè quella composta dagli uomini, che corregge, affina ed esplica quella naturale, cioè quella degli uccelli, ed esorta tutti, soprattutto la gioventù, a studiare questa preziosa arte che spazza via i pensieri cattivi. La gente dovrebbe anche abituarsi di riconoscere e di lodare Dio il creatore in questa creatura, cioè nella musica.
Con questa prefazione Lutero ha certamente messo delle solide basi per uno sviluppo positivo della musica, in quanto la musica non è solo accettata, ma ha un ruolo attivo nella predicazione tanto con il canto quanto con la musica strumentale. Nelle Tischreden Lutero dice: «Sic praedicavit Deus evangelium etiam per musicam »12 – Dio ha predicato l’Evangelo anche mediante la musica.
La musica come dono di Dio
Le basi per una comprensione positiva della musica stavano però anche nella teologia luterana in generale. Nel Medioevo si cercava di vivere una vita pura per guadagnarsi la salvezza. Perciò si evitava tutto ciò che potesse distogliere da una vita interamente dedicata a Dio, preferibilmente ritirandosi dal mondo in un monastero, come Lutero stesso aveva fatto. Soprattutto si evitava tutto ciò che poteva dare piacere, perché più una cosa dà piacere, più è capace di distogliere da Dio. Il problema della musica è che dà piacere e, quindi, è pericolosa, potenzialmente peccaminosa.13 Se mai si fosse voluto gustare il piacere della musica, avrebbe dovuto essere un piacere spirituale suscitato da musica sacra.
Con la giustificazione per sola grazia mediante la fede, il credente era libero dal dover giustificare se stesso e, quindi, di vivere una vita monastica. Tutto ciò che viene fatto nella fede è buono e gradito a Dio, il mondo è il luogo dove vivere la fede, la distinzione tra sacro e profano non ha più senso, perché è la fede che santifica le cose, i piaceri di questo mondo come mangiare, bere, la sessualità e anche la musica sono doni buoni di Dio, se vengono accolti con fede.
Il recupero della musica profana è un fattore importante per la diffusione del messaggio evangelico. Infatti Lutero non solo rielabora inni della traduzione ecclesiale, ma adotta anche melodie popolari scrivendone un testo evangelico. Si può immaginare che gli inni gioiosi e facilmente memorizzabili hanno contribuito parecchio a formare la spiritualità evangelica.
Il fatto che la musica dia piacere non è, quindi, un problema, ma un dono di Dio. Nella fede il piacere della musica non è più in contrasto con l’Evangelo, ma al contrario, la gioia provocata dall’Evangelo cerca la musica e soprattutto il canto come la sua più appropriata espressione.
Da questa prospettiva Lutero ha promosso la musica nella chiesa, nella catechesi, ma anche nella scuola, affinché i bambini potessero imparare con gioia. Quanto Lutero stimasse questo dono di Dio viene mostrato da una citazione dalle Tischreden (Discorsi a Tavola) dove, a proposito della musica, dice:
“Se Dio ha dato questi doni così pregiati nella nostra vita in questo cesso, cosa mai ci sarà in quella vita eterna in cui tutte le cose saranno perfettissime e gioiosissime?”
Con “doni pregiati” Lutero intende qui la musica e con “cesso” il nostro mondo. Questo è il tipico modo poetico e concreto in cui il riformatore amava esprimersi. Quindi la musica ci fa pregustare la beatitudine del Paradiso e ci può dare un presentimento del mondo celeste e perfetto.
A questo sentire personale di Lutero corrisponde la sua concezione teologica della musica.
NOTE
1. Per avere una panoramica approfondita sulla musica nel ‘500 e nelle chiese della Riforma cfr.: Chiara Bertoglio, La musica e le Riforme nel Cinquecento, Claudiana, Torino 2020; Nicola Sfredda, La musica nelle chiese della Riforma, Caludiana, Torino 2010.
2. Gli inni di Lutero si trovano nel volume 35 del Weimarer Ausgabe delle Opere di Lutero (WA 35), 1923, e criticamente rivisti e completati nel quarto volume dell’Archiv zur Weimarer Ausgabe (AWA 4), 1985. Una traduzione italiana in prosa offre: Martin Lutero, Inni e canti, a cura di Benno Scharf, Claudiana, Torino 2017.
3. Dictata super psalterium 1513-1515 (WA 3+4; riedizione WA 55/I+II); Operationes in Psalmos 1519-21 (WA 5, AWA 1-3); Vari Salmi 1532-1535 (WA 40/II+III).
4. WADB 10,1,99.
5. WABr 3,220, Nr. 698.
6. WA 35,474s.
7. WA 35,477.
8. Citazione catechismo …
9. M. Cassese, Antropologia e teologia della musica in Lutero, in La Riforma di Lutero a 500 anni dalle 95 Tesi, a cura di A. Agostini, Syzetesis – Semestrale di filosofia, Anno V – 2018 (Nuova Serie) Fascicolo 2, 2018, 191-226.
10. M. Cassese (in Syzetesis V/2 (2018) 191-225) indica le seguenti edizioni e letteratura: PL (Migne, Patrologia latina) 32, 1081-1194; trad. it. con testo a fronte: Aurelii Augustini, De musica, Giovanni Marzi (ed.), Sansoni, Firenze 1969 (= August., De musica, Ed. Marzi); anche NBA, Opere di S. Agostino, ed. lat. e it. A. Trapé (ed.), Città Nuova, Roma 1965 ss.; De musica, D. Gentili (ed.), 3/2, Città Nuova, Roma 1976, 400-706. V. gli studi di F. Amerio, Il ‘De musica’ di S. Agostino, Società Editrice Internazionale, Torino 1929; C. Del Grande, S. Agostino e la musica, in Rassegna musicale, 3/4 (1930), 269-277; J.-A. Piqué-Collado, La dimensione sacramentale della musica in Agostino, in Teología y música: Una contribución dialécto-trascendental sobre la sacramentalidad de la percepción estética del Misterio, Ed. Pontificia Università Gregoriana, Roma 2006. Si tratta della traduzione italiana effettuata da Flaviano Patrizi (2008) del cap. V: Sant’Agostino: Cantus Discantus et Organum, 87-12 (https://mondodomani.org/reportata/pique01.htm#rif9, 06.11.2018).
11. WA 50, (364-367) 368-374. Per l’interpretazione vedi Beat Föllmi, Luther e la musique. Theologiques et Anthropologiques, in F. Boespflug-E. Fogliadini (eds.), Lutero, la Riforma e le arti. L’articolato rapporto con la pittura, l’architettura e la musica, 38° Convegno di Studi religiosi promosso dall’Istituto Superiore di Studi religiosi e dalla Fondazione Ambrosiana Paolo VI, 23-25 febbraio 2017, Villa Cagnola-Gazzada (Varese), Glossa, Milano 2017, 99-122. O. Söhngen, Theologie der Musik, Johannes Stauda Verlag, Kassel 1967.
12. WA.TR 1 Nr. 1258, v, anche WA 35, 474.
13. Già Agostino, a cui Lutero deve molto, si poneva questo problema (Sant’Agostino – G. Marzi, De musica, Sansoni editore, 1969,529). Di Lutero, invece, leggiamo nelle Tischreden: Quando si cantava la passione, Dr. M. Lutero ascoltò molto attentamente è disse: «La musica è un dono bello e amabile di Dio. Spesso mi ha risvegliato e commosso cosicché mi è venuta voglia di predicare. Ma Agostino ha negato tale coscienza: quando egli ha avuto piacere dalla musica e ne è diventato allegro, ha pensato di aver fatto un peccato e torto. È stato un uomo buono e pio. Se vivesse al nostro tempo, sarebbe della nostra idea. Invece Girolamo ci condannerebbe […].» (WATr 4,314, Nr. 1441).
14. WA.Tr 4, Nr. 4192.