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Claudio Mario Feruglio
1. Silenzio e ascolto interiore
Se sapessi cogliere la voce del silenzio quando mi passa accanto, riconoscere il suo sussurro, camminare assieme a Lei nel bosco dai colori d’oro, dove tutto si fa ascolto e preghiera, essere almeno per un attimo totus tuus, in attesa della parusia.
Udine, 24 novembre 2024

Il silenzio è un dono!
Più lo cerchi meno si fa trovare: non risiede in un luogo ben definito, abita in te. Si fa sentire all’alba, quando la luce si apre al giorno e al tramonto, quando la luce si prepara alla notte, quando tutto apparentemente tace e tutti i sensi sono in ascolto. È lì che mi nutro del suo magistero.
In un’epoca quale la nostra, vivere il silenzio pare davvero impossibile. Ma non è proprio così. La sua dimensione va riscoperta all’interno del proprio vissuto personale, bandendo, almeno per un attimo la civiltà del rumore, del consumo frenetico, dell’usa e getta per farne esperienza di quiete. Gli artisti hanno le antenne che captano – forse prima di tanti altri – certi segnali e possono contribuire con la loro arte ad affinare il gusto del sapere vivere positivo.

La mia confidenza con questa “voce interiore” non ha niente di straordinario, se non quella di desiderarla come luogo abitato dal trascendente che vive in me e genera domande alle quali non so dare risposte, se non affidarmi alla pittura che rivela verità nascoste.
Per far questo è necessario che io sia preso per mano – da Lei – ed accompagnato alle isole dell’acqua e del pane per stare in ascolto della sua ode. Solo qui comprenderò qual è la mia missione e di quale silenzio avrò bisogno. Conoscerò la mia vocazione e con lo sguardo rivolto al cielo attenderò che arrivi l’ispirazione. Essa abita nella bifora di un antico convento, nel canto gregoriano, nella flebile luce di una candela, nel Cristo crocifisso, nel filare dei cipressi che porta al cimitero, nella cappella votiva di campagna, nell’affresco eroso dal tempo, nell’umile fiore appassito, nello sguardo di un morente, e in tanto altro ancora; tutto questo è silenzio edificante.

2. Silenzio e ispirazione

Oh fratello silenzio, un soffio, un soffio solo ti chiedo perché io possa cogliere le stagioni dell’anima e dissetarmi alla tua fonte. Accarezzami, parlami, nutrimi di verità. Non nasconderti alla mia invocazione e quando il serpente si farà sentire vieni in mio soccorso, liberami dalla notte di catrame senza luna né stelle e salvami dalla perdizione.
Udine, 25 novembre 2024

Ho sempre cercato di dipingere “non dal vero”, bensì l’incontro del mio pensiero con la verità. La mia pittura è stata – e lo è tutt’ora grazie a Dio – una forma di preghiera, un andare oltre le cose, un abbraccio con la Santissima Trinità. Forse neppure io mi sono reso conto di quanto meravigliosamente stava avvenendo dentro di me. Un dono di grazia. Spero di essere riuscito a cogliere con le mie pitture almeno qualche briciola di infinito. Mi auguro che chi osserverà i miei quadri potrà vivere la mia stessa esperienza, lasciandosi accarezzare dalla luce del bene.

Il Friuli è la terra dove sono nato e vivo, ed è anche il luogo dove nascono le mie opere. In questi luoghi che sanno di antico, ascolto la voce del silenzio che si rivela di solito nelle mie solitarie passeggiate. I miei dipinti nascono principalmente dal titolo sul quale lavora il mio pensiero che, poi, svilupperò in pittura, non prima di avere fatto letture, meditazioni, approfondimenti, studi grafici. Dopodiché, quando sento che la mia miniera interiore è colma di informazioni necessarie allo svolgimento dell’opera, allora do inizio alla fase creativa. Non lo faccio mai se non sono ispirato. Premetto che tutto questo avviene con naturalezza e con un certo distacco dalle cose effimere del mondo.

In questi giorni sono impegnato a realizzare un dipinto su tela di cm 100×150 dal titolo Nel silenzio della luce. È un titolo assai impegnativo che mi farà sicuramente penare. I primi colori chiari sono già stati stesi sulla tela di juta, ed anche i primi segni che delineano i piani su cui andrò a intervenire con il colore. Il momento iniziale è sempre il più delicato. Si tratta di avere ben chiara la narrazione del dipinto sin dalla sua genesi per poterlo sviluppare senza incertezze. In questi momenti di grande emozione il silenzio è sacro. È necessaria l’assenza di ogni tipo di rumore. Lunghe sono le attese e lunghi sono gli sguardi fissi sul quadro che indagano, come un drone, ciò di cui ho bisogno per ri-portare sulla tela una briciola di infinito; in questo momento mi sento davvero molto piccolo.

3. Silenzio e creazione

Amo il silenzio. Sono in ascolto. La sua voce odo e il mio cuore esulta.
Udine, dicembre 2024

Paragono la mia pittura a una solitaria salita al monte. Un monte ripido, con tante difficoltà, ma una volta arrivato in cima l’umano e il divino si incontrano nel silenzio. È difficile descrivere questo momento così intimo che, da lì a poco, mi porterà a raffigurare, con i colori, le forme e i simboli, l’insondabile. Le mie pitture dell’ascolto interiore raccontano un mondo fatto di albe e di tramonti, di silenzi senza tempo, di isole dell’acqua e del pane, di teodìe, di sguardi oltre, di luci e di ombre, di arcobaleni. Nella Parola rivelata trovo l’ispirazione, così pure nell’osservazione del paesaggio friulano, che diventa occasione per una trasfigurazione dell’immagine reale. Sono finestre interiori che si spalancano sull’infinito personale.
La tecnica che prediligo per raffigurare il silenzio è quella del pastello secco, dove i colori, stesi delicatamente con le dita sulla carta, si armonizzano tra loro creando varie vibrazioni timbriche.

Il pastello è una tecnica molto raffinata, non ammette incertezze. È silenziosa. Mi piace molto perché si sente solo il fruscio delle dita che passano su e giù sul foglio.
Qui le dimensioni della superficie dipinta sono molto ridotte rispetto alle tele che necessitano di ampie superficie per creare le scenografie dell’anima. Nel pastello, invece, lo spazio dipinto, pur essendo contenuto, ha una naturale capacità di aprirsi al racconto.
A conclusione del lavoro, lo svelamento dell’opera è sempre una meravigliosa scoperta di cui rendo lode a Dio ispiratore.

4. Silenzio e sguardo oltre

Dove sei oh mio silenzio d’acqua pura risorgiva. Quali braccia ti hanno accolto? Ti desidero nella parola non detta, nell’oltre di questo piccolo dipinto.
Udine, ottobre 2024

Quando mi introduco in uno spazio bianco, sia tela, carta o altro materiale, il mio approccio è sempre di grande rispetto. Di lì a poco la mia fantasia sarà coinvolta dalle immagini embrionali che risiedono nella memoria. Tutto avviene in un attimo. Sta prendendo forma il pensiero invisibile che si farà visibile e darà origine all’opera indiscutibilmente spirituale.

Fare arte per me significa scoprire il mistero della vita e svelare a me stesso ed agli altri un progetto che dice il mio rapporto con il trascendente, con il divino silenzio, con il senza tempo, con la luce, quella luce che, oltre l’orizzonte geografico, illumina le menti e diventa meta, punto d’incontro, luogo di speranza per ognuno di noi. Attraverso la luce cerco il mistero e svelo l’uomo, identificato nel mio lavoro come una piccola presenza, nell’immensità del creato, a ricordarci la nostra condizione di esseri viventi liberi nelle scelte. Per fare pittura ho bisogno di sentire la voce dell’anima, di sentire la voce della natura, di cogliere l’essenza. Ho bisogno di ascoltarmi per creare, e di ascoltare per essere stimolato al gesto pittorico. Di sintonizzarmi all’ascolto di quella voce che proviene da lontano, che ti interroga con i suoi profondi silenzi; il più delle volte questa voce, ti ribalta tutti i piani. Sono felicissimo quando penso che non mi appartengo, ma appartengo ad un progetto più grande di me che non so neppure io dove mi condurrà, sicuro, comunque, in un cammino di luce. Mi sento dentro la pittura con tutta la forza della vita, una pittura impressa nel mio sangue, che si smaterializza per donarsi agli altri. Una pittura ricevuta come dono gratuito, compagna fedele, musica visiva che si fa comunione di pensiero.

5. Perdersi nel silenzio per ritrovarsi nella luce

Mi piacerebbe che la mia pittura avesse la capacità di sfiorare lo sguardo di chi la incontra e incoraggiasse il dialogo, diventasse medicina dello spirito e contribuisse a lenire le tante sofferenze di questi tempi.
Udine, 2021

Nelle albe e nei tramonti, nelle notti di luna piena punteggiate di stelle, nei cieli aurorali, nelle prospettive che dilatano il paesaggio, quasi fosse un abbraccio tra cielo e terra, qui c’è tutto il mio Friuli e qui cerco di vivere e di condividere la mia visione interiore del mondo attraverso la pittura, per raccontare una nuova umanità che ha necessariamente bisogno di pace e di fratellanza.
La storia non è fatta, solo, di grandi artisti, ma anche di piccoli artisti. Costoro hanno lasciato segno del loro passaggio sulle ancone votive, nelle chiese di campagna, ai crocicchi delle strade, sui muri delle case contadine. Là si sono fermati, si sono dissetati all’ombra dell’albero del poeta più grande. A questi umili maestri va tutta la mia ammirazione ed il mio grazie per avermi dato tante carezze visive. Essi non hanno mai pensato di esaltare il soggetto, anzi, tutt’altro. Lo hanno arricchito di quel magistero che non aveva certo bisogno di spiegazioni perché le loro immagini andavano dirette al cuore. Queste opere, ancora oggi, ci trasmettono grandi emozioni e ci insegnano a riscoprire i valori, a riprendere il cammino verso la via che avevamo smarrito.

La mia esperienza artistica passa attraverso il silenzio rigenerativo che si apre alla bellezza interrogante, dentro la quale convivono le emozioni che danno forma e contenuto all’opera.
È necessario che io mi abbandoni al silenzio per essere tutto coinvolto nella creazione. Solo Lui può indicarmi la via che porta oltre l’orizzonte geografico laddove tutto si fa pienezza dei tempi.
Il rituale del silenzio è compiuto.
Ora attendo l’aurora.
Il nuovo giorno sta per arrivare. Sono di nuovo sulle tracce di Dio.