Da “Prodigi” (peQuod 2023)
Anna Ruotolo
Avrai notato che ovunque si prega
non da sempre – da oggi.
O da poco fa. Un paio di mesi.
Avrai notato che il cielo
è frastagliato e ovunque si spacca
e in questi tubi fluorescenti
di nubi che attraversano una linea
trasparente
da ogni terreno fino al cielo
girano sostanze che nessuno può toccare.
“Perché nasca bene…”
“O Signore, salvami da quest’ora”
“Tienimi la mano”
“Dammi la capacità di dire tutto
stanotte. O almeno di dire tutto.
Una volta. Una volta”
Sono proiettili che forano l’universo.
È che quando ogni desiderio cade da noi
qualcuno ci spinge a ributtarlo in alto.
Il lancio, l’ultima via.
Perciò si prega con la testa alzata.
E le mani aperte.
Ovunque.
Ognuno con la sua propria pietra
sul suo cuore.*
Come saprai che ti ho cercato
un’ultima volta?
Semplice. Non lo saprai.
Tutto era preparato
perché niente apparisse reale.
Il mondo era bianco
pieno di neve,
seppure fosse passato un esercito
proprio dietro la tua casa
la neve, coprendo, non te lo avrebbe
lasciato vedere.
Quanto ho urlato?
Per niente. Grande era la bolla
del pomeriggio. Niente aria
né musica vuota dentro
la bolla-globo-conchiglia.
Vivere dove tu sei, dove
nei giorni lasci le case
cammini trenta metri
e vieni al mare
fa del piano un’ipotesi di miracolo.
Seppure avessi scovato
una debole ombra
del mio cappotto
il mare ti acceca ogni giorno
e il cielo sopra fa il resto
e ti volti abbagliato.
Quando ti volti.
Per un rumore che ti sembrava
di avere sentito.
E, qualche volta,
persino aspettato.
*
La tua carne rosa è una cattedrale
nell’ombra delle ore diciassette
distese sulla città del fiume spaccato
in due
e al centro il ciclo degli incontri
serali e prefestivi.
Sali anche tu verso il cielo
con le tue pietre salate e leggere.
Il tuo cuore è un salmo gradito
ma di Dio si prova l’assenza
e tutta la sua lontananza.
E così del tuo cuore.
Io ricordo la tua carne, stasera
e la tocco nelle pietre
la tua carne è a posto,
perfetta.
Ma il tuo cuore, il tuo cuore
si cerca come fa la cerva con l’acqua
sui monti del cantico
ed esco nella sera
e premo sul polso per sentire.
Il tuo cuore è una fede
cade nei tombini
cade nelle porte
va via nella primavera,
dimentica d’estate
il tuo cuore che resta nel silenzio
visita il centro delle strade
nel mio petto.
E porta una pietra azzurra
sulla quale io possa camminare.
*
Prego ogni giorno per te.
E ogni notte.
Ogni notte e ogni giorno
di te mi ricordo.
Questo è facile.
È facile predire il bene
per chi si ama.
E chi si è amato?
Chi era in fila
e ora l’ha rotta
chi aveva iniziato
la trafila dei ritardi
e dei nuovi nomi
e dei funamboli
e delle osservazioni
del cielo caduto sulla terra
e poi è sparito
nell’orlo tremolante
dei lampioni?
Anche per quello si prega?
Anche per chi si è amato
e non si ama?
Il dente del cuore
morde il suo segreto.
Esci invincibile da ogni tormento
e tronco
e bulbo.
Ogni notte e giorno
e ogni ora del giorno
e della notte
si prega per il destino
di chi si è amato
e anche perché
il destino
ancora una volta
in un modo o in un altro
lo riporti da noi.
*
Proteggici sorriso, vorrei dire.
Proteggici nel cuore dell’inverno
e nelle foreste nere che chiunque
e dovunque ha già attraversato.
Proteggici e rendici sempre
uguali a noi stessi
perché noi, nel tuo riflesso, lo possiamo.
Essere sempre identici e cristallini
come il rumore delle cose preziose
che cadono e non si spezzano
e tintinnano, come nevi azzurrine
e loro minuscoli scontri.
Proteggimi sorriso come quando
addosso portavo solo un peso
leggero e stringevo le mie mani
attorno al suo corpo piccolo e confidente
proteggimi come quando
stringevo la chiarità di Chiara
grandi nuvole oscure si ritraevano
e niente era difficile, niente.