Luoghi e cammini

La prima impressione che la città di Sabaudia restituisce al visitatore è di un centro modesto e senza particolari evidenze monumentali. È però una sensazione che si modifica nel tempo. Man mano che la si frequenta infatti non solo si apprezza la sua collocazione geografica (è posta tra lago e boschi ad est, avendo sullo sfondo la catena dei monti Lepini e ad ovest, dopo la duna, il mare), ma ci si accorge che quella apparente povertà urbanistica restituisce un senso di equilibrio e di ordine.

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Facciata del Duomo di Sabaudia

Si comprenderà poi che quell’equilibrio ha una sua logica, una sua misura. Sabaudia, una delle maggiori Città di Fondazione, fondata nel 1934, è una delle stazioni balneari più note del Paese, eppure non è mai caotica, conserva in ogni momento dell’anno, anche nelle estati più affollate, una sua sobrietà, una sua discrezione.

Un approfondimento della sua storia consente di comprendere quella logica di cui si accennava e di attraversarla, per così dire, di sperimentarla, rispondente all’idea di architettura razionalista, applicata al piano di bonifica delle paludi pontine. Furono gli architetti Gino Cancellotti, Eugenio Montuori, Luigi Piccinato ed Alfredo Scalpelli a curarne il progetto. Loro fu in particolare il progetto del Comune e della Chiesa dell’Annunziata, che sarà il punto di partenza di un piccolo viaggio nell’architettura religiosa del giovane centro laziale.

L’Annunziata ha una prospettiva superba. Qui l’equilibrio di cui si accennava ha un suo vertice, una sua misurata e intensa bellezza. L’edificio, a pianta rettangolare, è al centro, un poco sopraelevato rispetto al piano della piazza che la precede e raggiungibile con gradinate anteriori e laterali con ampia pedata. Alla sua destra è un campanile alto circa quaranta metri. Nella piazza, sulla sinistra, volgendo le spalle all’entrata, dove sono gli edifici parrocchiali che comprendono anche un asilo, è un battistero dalla classica sagoma cilindrica.

La prospettiva interna è notevole, con quattro piccole cappelle laterali e semicircolari, visibili all’esterno e che danno movimento alle pareti laterali dell’edificio, il doppio ambone alla fine del presbiterio, le vetrate verticali sullo sfondo semicircolare dell’abside. Splendido il campanile, di fianco alla chiesa, che sembra fare da pendant, anche esteticamente, alla torre del Comune. Tre sono le particolarità del sacro edificio, il grande mosaico della facciata deposto su una parete curva, la cappella dei Savoia sul fondo a sinistra dell’aula, la piccola cappella della Madonna, con la scultura in marmo, entrando in chiesa, sulla destra. Quest’ultima è opera di Corrado Vigni, scultore del regime. Sul fondo a sinistra è la Cappella Reale, con altare in legno e pareti damascate, donato alla chiesa di Sabaudia dalla regina Elena nel 1935. La cappella ha un bell’altare in noce e un allestimento a decorazioni di impianto ottocentesco, con due tele del pittore Giovanni Piancastelli, che ritraggono illustri rappresentanti di casa Savoia: i beati Bonifacio (1207-1270) a sinistra, ed Amedeo IX (1435- 1472) a destra. Una cripta a cui si accede da una stretta gradinata si estende per tutta l’area absidale.

Ma l’opera artistica più significativa è senza dubbio il mosaico in facciata. Un mosaico che se non fosse per l’anacronistica presenza del Duce e dal commissario straordinario dell’Opera Nazionale combattenti, Valentino Orsolini Cencelli, che fu investito della responsabilità della bonifica dell’agro, sarebbe davvero interessante. Fu realizzato da un notevole artista del tempo, Ferruccio Ferrazzi. Maria è in primo piano con uno sguardo ispirato, le si legge sul viso il miracolo dell’annuncio. L’angelo annunciatore la sovrasta; sullo sfondo, in una prospettiva si direbbe aerea, è il perimetro della città. Più avanti campi di grano in piena mietitura a segnare forse l’augurio di una resurrezione agricola del territorio. In basso sono lavoratori dei campi. In posizione mediana, sulla sinistra, sono Il Duce e il Cercelli; vi compaiono intenti al lavoro dei campi, committenti retorici, che tuttavia non guastano la bellezza prospettica dell’opera.

Altro sacro monumento è il piccolo santuario della Sorresca, un’oasi di bellezza, situato su di un piccolo promontorio del lago di Paola, che risale al XII secolo: un luogo di pace, in cui è custodita una scultura lignea della Madonna con Bimbo del XIII secolo. Nel Regesto sublacense del VI secolo si ascrive la proprietà del luogo ai benedettini di Subiaco, ma l’edificazione del monumento è incerta. Documenti ne danno la data al XII secolo ma altri affermano che i monaci vi abitassero già nel decimo. Sorse a fine settecento la confraternita di Santa Maria della Sorresca, che ancora oggi ha in mano la cura del sito e lo svolgimento della liturgia domenicale.

È il contesto naturale a prendere, a incantare, che invita al raccoglimento, alla preghiera, nella luce e nel silenzio dell’onda lieve che transita sul lago, assumendo i mille colori dei giorni e delle stagioni. Qui Sabaudia dona il suo riposto stupore, discreto e quasi dimesso, intimo, dopo ampie campagne fertili e giardini e ville custodite nella loro tranquillità marina. Il mare è a due passi oltre il lago, all’ombra del Circeo; ed è mare, si sa, tra i più belli d’Italia.