Intenso e simbolico il recupero di una iscrizione posta sullo stipite sinistro della cornice lapidea del portale mediano del Duomo di Salerno. Una iscrizione incisa nella pietra, incomprensibile ai più e tuttavia sopravvissuta al tempo e rimasta nella memoria collettiva come un suggestivo riferimento orientale. Si tratta di una scritta di poche righe in lingua armena, dettata da un pellegrino come intima preghiera dedicata al santo apostolo Matteo, e fermatosi in città, si pensa, durante un viaggio in Terra Santa. La scritta, tradotta oggi dal professor Matteo Crimella, docente di Sacra Scrittura alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale e studioso di lingua armena, recita:
«Santo Apostolo, abbi pietà dell’anima di Daniele e di me pellegrino. Amen».
Colpisce che l’invocazione sia espressa non solo per sé, ma anche per altra persona. Oltre ad apparire un segno commovente di devozione e di speranza, testimonia altresì un passaggio di culture, è segno di una storia pellegrina, espressa nel segno millenario della fede. Una iniziativa significativa, promossa dall’Arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno, retta dall’arcivescovo mons. Andrea Bellandi, e pensata e organizzata, in collaborazione con la Fondazione Alfano I, dall’Ufficio Cultura e Arte, diretto dalla teologa, prof.ssa Lorella Parente, che ha redatto per l’occasione un piccolo e fine volume recante tra l’altro la scientifica e motivata traduzione dell’iscrizione, con il pregevole corredo di immagini e di riferimenti storici. Scrive la prof.ssa Parente:« L’iniziativa ha voluto mettere in luce l’aspetto del pellegrinaggio di fede, insito in quel messaggio impresso sul marmo da un cristiano del medioevo in cerca di salvezza e pace. Passato e presente si ritrovano, così, uniti nella dimensione di “popolo in cammino”, caratteristica di tutta la storia della fede, a partire dall’esperienza biblica». Una iniziativa che guarda anche al prossimo Giubileo del 2025, che ha appunto per motto Peregrinantes in Spem.
«Santo Apostolo, abbi pietà dell’anima di Daniele e di me pellegrino. Amen».
Colpisce che l’invocazione sia espressa non solo per sé, ma anche per altra persona. Oltre ad apparire un segno commovente di devozione e di speranza, testimonia altresì un passaggio di culture, è segno di una storia pellegrina, espressa nel segno millenario della fede. Una iniziativa significativa, promossa dall’Arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno, retta dall’arcivescovo mons. Andrea Bellandi, e pensata e organizzata, in collaborazione con la Fondazione Alfano I, dall’Ufficio Cultura e Arte, diretto dalla teologa, prof.ssa Lorella Parente, che ha redatto per l’occasione un piccolo e fine volume recante tra l’altro la scientifica e motivata traduzione dell’iscrizione, con il pregevole corredo di immagini e di riferimenti storici. Scrive la prof.ssa Parente:« L’iniziativa ha voluto mettere in luce l’aspetto del pellegrinaggio di fede, insito in quel messaggio impresso sul marmo da un cristiano del medioevo in cerca di salvezza e pace. Passato e presente si ritrovano, così, uniti nella dimensione di “popolo in cammino”, caratteristica di tutta la storia della fede, a partire dall’esperienza biblica». Una iniziativa che guarda anche al prossimo Giubileo del 2025, che ha appunto per motto Peregrinantes in Spem.
Giorgio Agnisola